LA VITTIMA DELL’ABUSO: RIPERCUSSIONI E SOSTEGNO

Introduzione: la tipologia di vittime

Con riferimento alle vittime di stalking partendo dagli studi che hanno inquadrato il fenomeno dal punto di vista statistico, è emerso che l’ottanta per cento di queste è di sesso femminile e di età compresa tra i 18 e i 45 anni, sebbene le persone maggiormente molestate abbiano un’età che vdai 18 ai 30 anni.

Queste vittime femminili presentano dei problemi di conflittualità irrisolte con i loro persecutori,nel senso che sono solite instaurare con il loro stalker un rapporto ambivalente tra incomprensioni,omissioni,o rifiuti verbali ma non emotivi.

Le sintomatologie e le patologie causate dallo stalking

Gli studi clinici condotti fino ad oggi hanno evidenziato come nelle vittime possano determinarsi vere e proprie patologie o disturbi temporanei  post-traumatici.

Nello specifico, analizzando un campione di vittime di stalking, gli studiosi hanno riscontrato notevoli ripercussioni delle molestie sulle persone, che vanno dalla modifica del proprio stile di vita o delle proprie attività giornaliere, alla riduzione di molte attività sociali, al radicale cambiamento di residenza, sino allo sviluppo di stati d’ansia, disturbi cronici del sonno, pensieri ricorrenti, inappetenza, stanchezza, debolezza, abuso di sostanze alcooliche e, nei casi più gravi, tentati suicidi.

I sintomi più comuni sono stati classificati come effetti generali che comportano un complessivo abbassamento della qualità della vita; effetti comportamentali, indicativamente la compromissione del normale atteggiamento della vittima verso gli eventi quotidiani della vita; effetti sulla salute e sulla serenità affettiva; effetti ambivalenti,contestualmente positivi e negativi;cambiamenti nella sfera economica della vita.

Si riscontrano, poi, degli effetti minori sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista psicologico, rientranti.negli schemi di un disturbo post-traumatico, come quello da stress, derivante dall’aver subìto minacce di morte, gravi lesioni, minacce all’integrità fisica propria o altrui.

Questi eventi sottopongono l’individuo ad un livello di stress tale da compromettere le normali capacità di reazione agli eventi quotidiani,pertanto la vittima, pur essendosi liberata dello stalker, continua a rivivere gli episodi che l’hanno traumatizzata nel sonno o durante la giornata, con il rischio di essere sopraffatta da un senso costante di angoscia.

Questa situazione estrema porta la vittima ad evitare qualsiasi stimolo esterno che possa in qualche modo ricordarle l’evento traumatico, con conseguente allontanamento dalle attività sociali, dalla vita sentimentale e dall’ambiente circostante.

Altro disturbo post-traumatico è rappresentato dagli attacchi di panico, determinati dalla paura vissuta durante la “persecuzione”, tanto che la vittima è indotta a percepire ovunque la presenza di qualcuno che la osserva e la controlla, con conseguente stato di perenne agitazione, senso di soffocamènto, sudorazione, apprensione, confusione.

Ancora, iniziano a comparire disturbi ossessivo-compulsivi ovvero comportamenti anomali spinti dal bisogno di difendersi dallo stalker, fino a quando non ci si sente al sicuro.

Questi atteggiamenti, ripetuti quotidianamente come una sorta di strategia di gestione della paura, si trasformano in veri e propri rituali sui quali si è in grado di avere il pieno e totale controllo sulla persona.

Ecco che la vittima è in preda a comportamenti autolesivi,quali bruciature o piccoli tagli,con l’intento di anestetizzare la sofferenza provocata dalle molestie, o anche come punizione a causa del suo senso di colpa per aver cagionato tale situazione.

La vittima si trova, pertanto, in uno stato depressivo, di isolamento e di chiusura emotiva, come conseguenza ultima, dovuti alla sensazione di non essere in grado di condurre la stessa vita di prima, né di gestire la rabbia e il dolore.

La relazione tra stalker e vittima

Volendo analizzare più nel dettaglio la relazione che si instaura tra lo stalker e la vittima, e partendo dal presupposto che l’essere umano è fisiologicamente portato ad instaurare legami sociali e affettivi basati sulla compatibilità emotiva e psicologica, è innegabile che si proiettino sul partner aspettative, desideri, speranze e desideri più intimi.

Questa condizione rende il partner estremamente importante e, in taluni casi,induce a sviluppare il desiderio di possesso e la paura di perdere l’altro.

In questo senso, quando uno dei due partner decide di porre fine alla relazione, l’altro è costretto, seppure inconsciamente non ne capisca il motivo, ad accettare la decisione altrui.

Diversamente,  gli stalkers  rifiutano  del tutto  la rottura del rapporto e ciò fa sorgere  in loro sentimenti di tristezza, rabbia, angoscia che lo spingono, da una parte, a tentare la riconciliazione attraverso gesti eclatanti e assillanti,dall’altra, in caso di rifiuto, a minacciare la vittima creando un conflitto che si trasforma in pura persecuzione.

Su questo punto, alcuni studiosi hanno osservato che la relazione vittima-persecutore si caratterizza per una “complementarietà rigida“, che genera un sistema nel quale la vittima non riesce a modificare la sua posizione rispetto al carnefice, diventando un soggetto passivo del rapporto, sottomesso al volere dello stalker; quest’ultimo, invece, inizia a ricoprire un ruolo attivo e dominante.

La maggior parte di questi rapporti morbosi nasce dal desiderio di instaurare un legame affettivo con un’altra persona, ma le motivazioni possono essere svariate, ad esempio stabilire e mantenere un contatto con la persona perseguitata ovvero vendicarsi della stessa. In quest’ultimo caso, il molestatore si rende conto che non potrà mai creare una relazione con l’oggetto del suo desiderio, per questo  inizia a perseguitare chi!o ha rifiutato.

Conclusioni

E’ proprio su tali osservazioni che gli studiosi hanno concluso che, nonostante lo stalking si poggi su un rapporto conflittuale tra lo stalker e la vittima, il legame che si crea tra i due è comunque una relazione intima.

In particolare, nell’incastro relazionale che si crea tra il molestatore e il molestato, le motivazioni e gli obiettivi dello stalker risultano distorte, mentre la vittima non è in grado di affrontare la situazione e di venirne a capo poiché ha una personalità insicura, dipendente e ansiosa.

Ciò porta ad una sorta di co-dipendenza tra i due soggetti,tale per cui il partner “sano” inizia, per paura, a dedicare la propria vita ad accudire l’altro, nella sua patologia, anche al fine di salvarlo e, verosimilmente, salvarsi; di conseguenza assume una posizione di subordinazione e inizia ad accettare anche gli abusi e i maltrattamenti.

Tale situazione comporta un irrigidimento progressivo dei ruoli dei due soggetti fino a realizzare una vera e propria “simbiosi”.

Dott. Giorgio Labella

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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